COMUNICATO STAMPA
Dichiarazione del Segretario Generale del SIULP di Torino Eugenio BRAVO
IL MIRAGGIO DELLA “LIQUIDAZIONE” E DELLA “QUANTIFICAZIONE
Che si definisca liquidazione, Trattamento di Fine Rapporto, o Trattamento di Fine servizio, è, e rimane, sempre il giusto compenso per il termine della propria attività lavorativa. Non per tutti. Almeno non per i dipendenti del Pubblico Impiego. Già perché l’iter che si innesca per la corresponsione del Trattamento di Fine Servizio, allunga l’attesa di tale compenso fino a 27 mesi, quando va bene.
La solita questione della burocrazia che rincorre se stessa, intercettando l’altro decantato mood della carenza di soldi. A farne le spese sono i pubblici impiegati in quiescenza o in procinto di cessare dal servizio e tra questi non fanno eccezione i poliziotti i quali non possono fare affidamento su tempi certi o neanche presunti, per percepire quanto loro spetta di diritto. Una vita dedicata a servire lo Stato ripagata con la più becera indifferenza.
Naturalmente nessun burocrate pagherà per questo ritardo, ma solo i lavoratori che attendono non solo il TFS/TFR, per cui i tempi sono biblici, ma anche il calcolo del loro dovuto; la richiesta contabile (quantificazione) necessaria per accedere all’anticipo erogato dalle banche, non verrà resa disponibile prima di 10/12 mesi. Intanto gli interessi lievitano e se prima le banche erano disponibile ad anticipare la liquidazione all’1%, oggi siamo al 4% e tutto questo grazie ad una “inqualificabile” burocrazia dell’INPS torinese. Le ragioni, le motivazione e le responsabilità come sempre si rimpalleranno affinché “tutti responsabili, nessuno responsabile”.
Allo stato attuale il pagamento posticipato e solo parziale, non può che ricadere sugli stessi aventi diritto, aggravato dall’inflazione galoppante. Chi doveva percepire simbolicamente €100,00 due anni fa, oggi ne percepisce circa € 93,00 in ragione del ridotto potere di acquisto e, come già detto, il recente aumento dei tassi di interesse della BCE aggrava la richiesta di anticipo rivolta agli Istituti di Credito convenzionati, per chi fosse intenzionato a richiederla volontariamente.
L’assurdo, il paradosso che incute rabbia e desolazione e soprattutto quando, per far fronte ad eventuali spese improvvise, i pensionati sono finanche costretti ad indebitarsi chiedendo prestiti agli Istituti di Credito, con buona pace del diritto alla loro “liquidazione” o “quantificazione” che sia. . Di questo passo ci sarebbe da pensare maliziosamente che più si ritarda il pagamento del TFS/TFR più diminuisce la speranza di vita a percepirlo…
Il diritto, continua Eugenio Bravo, come peraltro ribadito dal TAR del Lazio con sentenza 06223 del 17 maggio 2022, che ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità, prevede una corresponsione immediata e non dilazionata.
Lavoratori con oltre 40 anni di carriera, che non possono godere, da subito e per intero il meritato riconoscimento è una vergogna del nostro Paese.
L’attenzione sul benessere dei pensionati passa dai fatti e dal riconoscimento dei loro diritti, tutto il resto sono chiacchiere al vento.
Le pacche sulle spalle, gli onori, i riconoscimenti pubblici, di questo o quello schieramento politico verso i poliziotti, sono sicuramente cosa gradita, diverso è far quadrare il bilancio familiare.
Chissà se per una volta, la politica possa decidere il giusto riconoscimento prima ancora della pronuncia della Corte Costituzionale!!!
Torino, 9 agosto 2022.